Diagnosticare la Malattia di Parkinson in fase pre-sintomatica è essenziale per ritardarne l’insorgere e per una terapia efficace. E’ il messaggio principale lanciato dalla Società Italiana di Neurologia in occasione della Giornata Nazionale Parkinson 2022.

Per diagnosticare la Malattia di Parkinson nella fase pre-sintomatica – è il messaggio finale – bisogna prestare attenzione alle manifestazioni cliniche non specifiche che aiutano a identificare chi rischia di sviluppare la malattia. I sintomi non-motori più importanti nella fase pre-sintomatica sono il deficit olfattivo (ipo o anosmia), la depressione, dolori alle articolazioni, e, soprattutto, il disturbo comportamentale durante il sonno REM (Rapid eye movement Behavioural Disorder, RBD), caratterizzato da comportamenti anche violenti durante il sonno, quali urlare, scalciare, tirare pugni. L’RBD rappresenta, al momento, uno dei marker predittivi i più importanti della malattia di Parkinson: circa il 60% dei pazienti con disturbo comportamentale in sonno REM, infatti, sviluppa la malattia di Parkinson entro 10-12 anni.

Il Parkinson è una malattia neurologica che colpisce oggi 5 milioni di persone nel mondo, di cui circa 400.000 solo in Italia, e che si manifesta in media intorno ai 60 anni di età. Si stima che questo numero sia destinato ad aumentare nel nostro Paese e che nei prossimi 15 anni saranno 6.000 i nuovi casi ogni anno, di cui la metà colpiti in età lavorativa.

La diagnosi della malattia è essenzialmente clinica e si basa sui sintomi presentati dal paziente. Gli esami strumentali come la risonanza magnetica dell’encefalo possono contribuire a escludere quelle malattie che hanno sintomi analoghi al Parkinson. La conferma della diagnosi può arrivare da esami specifici come la SPECT (Tomografia Computerizzata ad Emissione Singola di Fotoni). Nelle fasi iniziali della malattia è possibile ora dimostrare la presenza della alfa-sinucleina, proteina che si accumula in modo abnorme, e che può essere dosata anche nella saliva.

Per ciò che riguarda le possibilità terapeutiche, in alcuni pazienti con tremore è possibile utilizzare oggi gli ultrasuoni focalizzati sotto guida della Risonanza Magnetica in grado di determinare una lesione di una piccolissima parte di tessuto cerebrale, il talamo, riducendo da subito i tremori e con una efficacia che si mantiene a lungo. La durata del trattamento è di circa 3 ore e si caratterizza per una scarsa invasività.

Recenti studi scientifici hanno confermato l’efficacia della Deep Brain Stimulation in associazione ai farmaci (quello d’elezione è la dopamina). Le più recenti linee guida hanno anticipato l’impiego della DBS in pazienti più giovani. Nuovi metodi di stimolazione profonda sono all’orizzonte (ad esempio la DBS adattativa). Infine, un adeguato stile di vita è importante per rallentare la progressione di malattia.