Due eventi da segnalare al Salone internazionale del Libro che si svolge a Torino dal 19 al 23 maggio, entrambi in calendario domenica 22. Il primo riguarda Rita Levi-Montalcini, premio Nobel per la scoperta del Nerve Growth Factor, il fattore di crescita del cervello e del sistema nervoso, e il suo maestro all’Università di Torino Giuseppe Levi. Il secondo ha come tema la creatività.
Leggendario professore di tre premi Nobel per la Medicina – Salvator Luria, Renato Dulbecco e, appunto, Rita Levi-Montalcini – fu l’istologo Giuseppe Levi. Eppure Giuseppe Levi non aveva un carattere facile, né Rita si lasciava influenzare nel suo lavoro di ricercatrice rigorosa e pervicace. Di questo insolito rapporto maestro-allieva parleranno, domenica 22 maggio alle ore 10,45 nella Sala Verde, Marco Piccolino, coautore e curatore del volume edito dalla ETS di Pisa “Rita Levi-Montalcini e il suo Maestro”, Alberto Cavaglion, Pietro Calissano e Piera Levi-Montalcini, nipote della scopritrice del fondamentale fattore di crescita che promuove lo sviluppo del cervello e del sistema nervoso.
I meccanismi della creatività andranno in scena alle ore nello stand della Regione Puglia con la presentazione del libro “Creativi si nasce o si diventa?” di Piero Bianucci, edito da Dedalo. La creatività rimane tra le doti più misteriose del cervello. Sfugge alle misure degli psicologi, non sempre è in rapporto con l’intelligenza, assume aspetti molto diversi negli artisti e negli scienziati. E’ possibile distinguere tra una creatività forte, mossa da un pensiero divergente che ha la capacità di rovesciare il punto di vista su un problema o un progetto estetico, e una creatività debole, che procede per tentativi ed errori o mette insieme in modo nuovo cose già esistenti. La prima è la creatività di Picasso o di Einstein, che trasforma la forza di gravità in una geometria governata dalla massa e porta ai cambi di paradigma descritti da Khun parlando delle rivoluzioni scientifiche. La seconda è la creatività della scienza e dell’arte “normali”, che innovano con gradualità.
Pur senza negare la componente genetica, la plasticità del cervello messa in evidenza dalle ricerche più recenti suggerisce che in parte la creatività si possa imparare acquisendo consapevolezza dei suoi meccanismi e disponendo al contorno condizioni favorevoli: un ambiente stimolante formato da altre persone creative e dalla libertà di muoversi nelle direzioni più varie abbassando il proprio livello di inibizione (che trasforma la cultura dominante in un freno alla creatività forte) e lasciando che la ricerca, scientifica o estetica, sia guidata dalla curiosità e dal divertimento.
Scopriremo che gli ingranaggi della creatività sono molto simili a quelli dell’umorismo: quando ridiamo per una barzelletta è perché di colpo abbiamo visto la storia in un modo opposto a quello iniziale. L’improvvisa riconfigurazione del cervello sul nuovo significato è analoga a quella che si verifica guardando una figura ambigua, per esempio il disegno che mescola l’immagine di una donna vecchia e una donna giovane: reset e riconfigurazione avvengono spostando lo sguardo dall’insieme del disegno a un particolare significativo dell’immagine nascosta. Scopriremo anche che le immense fortune messe insieme da Bill Gates, Jeff Bezos e Elon Musk sono frutto di una creatività minore, che assembla l’esistente, e di una creatività maggiore (pragmatica ma non forte) in grado di intravvedere scenari futuri. Senza dimenticare che Einstein, con il suo caratteristico understatement, diceva: “Creatività è saper nascondere le proprie fonti”.